Gian Franco Puggioni, Antonio Campiglio, Giovanni Maricosu, Antonio Onorato Succu
Dipartimento di Cure Chirurgiche, Unità Operativa complessa Ostetricia e Ginecologia, Ospedale San Martino – Azienda Sanitaria di Oristano – Via Fondazione
Rockfeller, 09170 Oristano
Topic: trattamento chirurgico dell’incontinenza urinaria.
Abstract
Scopo. Recenti lavori come lo studio ROSE sui determinanti dell’incontinenza urinaria da sforzo (IUS) hanno evidenziato che contrariamente
a ciò che si riteneva fino a pochi anni or sono, fattore di rischio e determinante di questa condizione è non tanto il supporto uretrale deficitario quanto
la pressione massima di chiusura uretrale, quindi una condizione prettamente disfunzionale e non semplicemente fasciale come si riteneva1. Purtuttavia
come si evince dagli studi clinici pubblicati il corretto posizionamento di una benderella di polipropilene sottouretrale consente un elevato cure rate
nella IUS2. Trials clinici suggeriscono che le reti sintetiche medio uretrali sarebbero efficaci quanto le slings tradizionali e come gli interventi di
colposospensione sia laparotomici che laparoscopici, ma con minori complicanze post e intraoperatorie. Le sling sintetiche sono diventate attualmente
opzione di prima scelta largamente condivisa nella chirurgia per la correzione dell’incontinenza urinaria da sforzo femminile3. Se per molti autori la
procedura di posizionamento sotto l’uretra media tension-free della benderella, attraverso il passaggio transotturatorio (preferibilmente out-in) ha assunto
il significato di procedura standard, per altri gruppi tra cui il nostro la tecnica chirurgica preferenziale nella correzione della IUS è divenuta la
chirurgia monoincision per le minori complicanze e i minori disagi postoperatori. La procedura chirurgica single-incision per il trattamento dell’incontinenza
urinaria da sforzo (IUS) è ritenuta, a ragione, meno invasiva dal momento che si evita il passaggio alla cieca del trocar attraverso gli spazi retropubico
o transotturatorio che deve attuarsi invece nel posizionamento delle sling standard medio-uretrali. E’richiesta inoltre una dissezione minima parauretrale
per la preparazione degli spazi anatomici. Scopo del nostro lavoro è presentare la nostra esperienza operatoria e i risultati in termini di efficacia
nella cura dell’incontinenza urinaria da sforzo a 24 mesi dall’applicazione di questa procedura single-incision.
Materiali e metodi. Si tratta di uno studio singolo braccio, prospettico, non randomizzato. Una sling single-incision MiniArc Precise
è stata posizionata in una coorte di 28 pazienti affette da incontinenza urinaria da sforzo genuina presso l’Ospedale S. Martino di Oristano. Il follow-up
medio è stato di 24 mesi (range 18-30 mesi). La perdita di urina è stata obiettivamente valutata durante l’esame urodinamico o attraverso il cough test.
Soggettivamente la fuga di urina è stata indagata attraverso il questionario ICIQ-SF nella sua versione breve (The International Consultation on Incontinence,
Short Form). L’outcome primario è stato l’assenza di qualsiasi perdita di urina. Outcome secondari sono stati diverse variabili comprendenti la durata
della procedura chirurgica, la perdita ematica intraoperatoria, la lunghezza della degenza ospedaliera, le complicanze perioperatorie, la registrazione
visuale del dolore postoperatorio (Wong-Baker Faces Pain Scale) e altri eventi avversi. Il prolasso degli organi pelvici è stato quantificato mediante
il POP-Q system (Pelvic Organ Prolapse Quantification system. Tutte le pazienti incluse nello studio non erano state sottoposte in precedenza ad altro
intervento per la correzione della IUS. L’età media era 56 anni (range 40-75 anni), l’indice di massa corporea (BMI) 28,2 e la parità media 2,1. Le pazienti
sono state riviste a distanza di 2 settimane, 1 mese, 3 mesi, 6 mesi, 12 e 24 mesi dall’intervento chirurgico.
Risultati. Il tasso di cura della procedura MiniArc è stato valutato nelle pazienti che avevano completato il follow-up. La durata media
della procedura chirurgica è stata di 10,1 minuti (range 7-15 minuti), la perdita ematica stimata di 13,4 ml e la lunghezza della degenza di 1,8 giorni.
Alla dimissione lo score del dolore secondo la scala di Wong-Baker era 0,3. Possiamo concludere sulla base del cough test che questo risultava negativo
nel 90,1% dei casi. Non si sono registrate complicanze dell’intervento MiniArc e le pazienti hanno ripreso relativamente presto la loro normale occupazione
lavorativa.
Conclusioni. La chirurgia monoincision della IUS presenta meno complicanze rispetto agli interventi di TVT e TOT e consentirebbe verosimilmente
il posizionamento della benderella in polipropilene anche sotto anestesia locale. La nostra esperienza preliminare con MiniArc, tenendo conto delle possibili
complicanze e del tasso effettivo di cura è positiva. Tuttavia il nostro studio ha diverse limitazioni: non è uno studio randomizzato e controllato, per
il confronto con altra tecnica chirurgica standard e quindi non consente una valutazione dei risultati più obiettiva e rigorosa. I nostri risultati clinici
a breve termine suggeriscono che MiniArc è è una tecnica minimamente invasiva, sicura ed efficace per la terapia chirurgica dell’incontinenza urinaria
da sforzo femminile. I dati pur con i limiti dovuti al disegno e alla esecuzione dello studio, suggeriscono un’ottima tollerabilità da parte delle pazienti,
con un dolore postoperatorio minimo, precoce ritorno alla normale attività lavorativa o famigliare e bassa morbilità. Trial controllati e randomizzati
di comparazione così come un follow-up più lungo sono tuttavia necessari per definire il ruolo della chirurgia monoincision sulla correzione della IUS
e stabilire perciò se essa può assurgere al ruolo di chirurgia di riferimento.
Bibliografia