Carolina Tammaro*, Rossella. De Mattheis*, Gilda De Biasio*, Maria Rubino* , Gabriele Coppola* ,Marco Salomone*, Enrico Fusco*, Gennaro
Trezza*
*U.O.C. di Ginecologia e Ostetricia . A.O.R.N. “G.Rummo” .Benevento. Dir. G.Trezza
INTRODUZIONE
La sospensione della cupola vaginale ,dopo isterectomia vaginale,ai legamenti utero sacrali alti (tecnica di Shull) (1) è uno step chirurgico irrinunciabile
per ripristinare il I livello anatomico di De Lancey .Nell’ottica di una chirurgia ricostruttiva completa si associa una ricostruzione fasciale anteriore
con duplicazione mediana della fascia di Halban e ricostruzione posteriore isolando e ricostruendo il setto retto-vaginale (2).
SCOPO DELLO STUDIO
In un programma chirurgico di questo tipo abbiamo voluto valutare, in maniera prospettica e randomizzata, la validità ,in termini di miglioramenti
del risultato anatomico , dell’associazione di una protesi biologica posizionata dopo ricostruzione del segmento vaginale anterirore con duplicatura
mediana della fascia di Halban.
MATERIALI E METODI
28 pazienti affette da prolasso utero vaginale completo di grado III o superiore (POP-Q),di età compresa tra 55 e 65 anni e con BMI compreso tra 26
e 30 ,sono state selezionate e inserite in un programma di chirurgia (Marzo 2011-Marzo 2012) che prevedeva l’ isterectomia vaginale,la sospensione
ai ligamenti utero-sacrali alti ,la duplica tura mediana della fascia di Halban, la duplica tura mediana della fascia prerettale di Denonvillers . In
maniera randomizzata computerizzata sono state selezionate 12 pazienti alle quali è stato anche posizionato un petch di materiale biologico ( pericardio
bovino) tra la fascia di Halban e la mucosa vaginale che veniva richiusa al disopra.
RISULTATI
La nostra attenzione nel seguente studio è stata rivolta al controllo dei risultati anatomici effettuato con follow-up semestrale. È stata valutata
le recidiva di prolasso centrale,del segmento anteriore e posteriore avendo cura di evidenziare la differenza tra i due diversi bracci dello studio costituito
da 12 pazienti in cui è stata utilizzata la protesi di materiale biologico e le 16 pazienti che hanno ricevuto solo la riparazione fasciale anteriore.
Con un follow-up,ad oggi, di 27 mesi non sono state segnalate differenze sostanziali tra i due gruppi.
CONCLUSIONI
Il follow-up a due anni evidenzia una recidiva in 3 pazienti del gruppo con la sola riparazione fasciale ed 1 dell’altro gruppo .Interessante
sarà la discussione sulla definizione di recidiva e sulla tipologia della recidiva stessa. Le nostre aspettative sono rivolte alle differenze che si
verificheranno nei controlli a medio-lungo termine e che probabilmente potranno essere significative ed influenti nel fare una scelta chirurgica .
BIBLIOGRAFIA